LE ORIGINI
Durante gli scavi compiuti per ricavare un cunicolo dell’acquedotto sul colle dove si erge il Castello, fu rinvenuta una colonia di “conchiglie fossili”. Il segretario Rosati raccolse le conchiglie,
le catalogo e colloco in una vetrina del Comune, insieme a tutti gli antichi reperti - dalla preistoria
al Medioevo - scoperti a Santa Vittoria.
Tali reperti furono visitati da studiosi - Edoardo Mosca, Baldassarre Molino e altri - e sono citati in numerosi testi. Nell’enciclopedia “Il Piemonte paese per paese”, per esempio, alla voce “Santa Vittoria d’Alba” si legge: “Le piu antiche testimonianze sul popolamento del territorio sono costituite da vari reperti, esposti nel Palazzo comunale, che vanno dalla preistoria al Medioevo”. 1 Baldassarre Molino afferma: “Le testimonianze piu antiche di S. Vittoria sono racchiuse in una vetrina del palazzo comunale dove, un quarto di secolo addietro, l’allora segretario Rosati ebbe cura di raccogliere reperti rinvenuti sul territorio e coprenti un arco di tempo che va dalla preistoria al Medioevo, iniziando con un’ascia del neolitico.” 2 Quanto alla colonia di “conchiglie fossili” citata, essa e tra i ritrovamenti piu antichi presenti nell’area e dimostra come la zona sia d’origine marina. Un passo della Pubblicazione “Roero e dintorni” recita: “I terreni che costituiscono l’ossatura dell’attuale Roero, pur poggiando su di uno zoccolo cristallino estremamente antico (400 milioni di anni), si originarono in tempi relativamente recenti per sedimentazione, in seno ad un mare interno denominato poi Golfo Padano, di detriti di diversa origine litologica ivi fluitati dalle correnti acquee che erodevano progressivamente le circostanti montagne.” 3.
Rifacendosi al reperimento nell’agro di qualche frammento di “selce”, qualcuno vuole che il nostro paese sia stato abitato dalle antiche tribu dei Capillati e, in seguito, dagli Ingauni. Lo stesso Edoardo Mosca 4 afferma che le “uniche due testimonianze locali certe del periodo preromano di cui oggi possiamo disporre sono un’“ascia” in pietra verde reperita in S. Vittoria ed attualmente conservata presso quel palazzo comunale ed un’altra simile venuta alla luce nel 1981 nella frazione S. Matteo di Bra.”
Elenchiamo ora i principali reperti rinvenuti in momenti diversi nella zona dell’Anforiano ed in altre localita del territorio di Santa Vittoria, contenuti nella vetrina citata da Baldassarre Molino in nota 2. Si tratta, oltre le citate “conchiglie fossili”, anche di “vasi funerari”, di “ampolline lacrimatorie”, di “tubazioni” e “fregi in cotto” e d’un’“ascia” in selce d’epoca preistorica. Tale “ascia”, del neolitico, fu rinvenuta dallo stesso segretario Mario Rosati e costitui, tra l’altro, oggetto d’apposita trattazione del prof. Edoardo Mosca 5. La vetrina racchiude, inoltre, una “daga” dell’epoca del Carroccio, donata al figlio del segretario, Alessandro, da una persona dell’Oltrepo Pavese, e altri oggetti che il defunto professor Mosca apprezzo' e tento' invano di trasferire i cimeli al museo di Bra.
Ciascun reperto fu catalogato, come riferito, da Rosati ed esposto dalle passate Amministrazioni nella pregevole vetrina, allogata nella vecchia Sala Consiliare del palazzo comunale e intitolata alla memoria del solerte segretario.
Tornando al discorso sulle “Origini”, si possiedono scarse notizie anche sul periodo in cui i Gallo-Celti si stanziarono nella pianura padana, verso il 400 a.C. circa. E invece certo che questa terra sia stata abitata dai Liguri: 6 popolo, questo, stanziatosi in epoca storica fra Magra, Po, Alpi Marittime e Tirreno e sottomesso poi dai romani fra il 238 e il 14 a.C.
PERIODO ROMANO
Nella scheda “Il nome” si e fatto cenno a due eventi bellici, lo scontro del 31 luglio del 101 a.C. ai “Campi Raudii” tra Caio Mario e i Cimbri, e la battaglia di Stilicone contro i Goti di Alarico, la quale ebbe luogo a Pollentia l’11 aprile del 402 d.C.
Alcuni storici sono dell’avviso che il primo dei due fatti d’armi si sia svolto sul pianoro circostante Pollenzo. L’ipotesi e confermata dal poeta Claudiano del V sec. d.C., il quale afferma che “la distruzione dei Cimbri e avvenuta a Pollentia” 7.
Il secondo fu un’importante combattimento dei tempi in cui l’impero romano era ormai avviato al tracollo. Si ricorda che Stilicone fu uno degli ultimi generali dell’esercito romano, mentre Alarico era il re dei Goti. Convertiti gia dal IV sec. al cristianesimo, i barbari si disponevano a celebrare la Pasqua sotto le mura di Pollentia, dove erano accampati, quando, con la sua cavalleria, Alarico piombo su di loro dalle colline a nord della citta - le colline dell’odierna Santa Vittoria, sbaragliandoli. In seguito all’evento, la stessa moglie e alcuni figli del re furono fatti prigionieri.
Alarico si ritiro su Verona. 8
Il territorio di Santa Vittoria era attraversato, in eta romana, da piu “stratae”.
Presso la cascina Valdispinso, lungo quella che correva da Monticello a Pollenzo, sono venute
alla luce quattro tombe a inumazione. Baldassarre Molino riferisce: ne sono venute alla luce “altre, di cui due ad incinerazione, nei pressi del Turriglio, singolare costruzione del periodo imperiale.
Resti di materiale romano sono stati segnalati presso il bric S. Cristoforo; il basamento stesso della
torre del castello e giudicato d’eta romana.” 9
MEDIOEVO
Con la caduta, nel 476, dell’impero romano d’Occidente, la vita della gente divenne difficile e
pericolosa, la sicurezza riguadagno l’attenzione che le e sempre dovuta e la popolazione, priva della
protezione dello Stato, imparo a guardarsi da se e a proteggersi dalle offese che potevano provenire da ogni dove. Essa raggiunse pertanto luoghi elevati od organizzo elementari difese intorno alle
abitazioni di pianura: dalle nostre parti, per esempio, abbandono per la collina la valle dove scorre il
fiume, mentre sull’altipiano di Cherasco sorsero, invece, le “cascine murate”. 10
Le terre dell’impero romano, ormai in dissoluzione, furono occupate dai Goti e, nel 640, dai
Longobardi. Al termine della dominazione di questi ultimi, che duro piu di cento anni, giunse infine
Carlo Magno che, negli anni 773 e 774, conquisto l’Italia longobarda.
Dell’invasione degli ungari e dei saraceni si puo dire che i primi imposero le loro violenze
sostanzialmente nella prima meta del decimo secolo; dopo il 950 le angherie sarebbero invece da
attribuire ai saraceni. Con tutto cio vi fu un periodo, nel secondo quarto di secolo, in cui le brutalita
si possono ascrivere a entrambi gli invasori. Di loro si diceva: “Davanti agli Ungari ci si fortifica e
si resiste, di fronte ai saraceni senz’altro si fugge”.
Le Langhe furono dapprima vittime delle scorrerie degli Ungari che ogni anno, nella bella
stagione, scendevano dalla Pannonia e ripercorrevano sostanzialmente le medesime strade,
saccheggiando e rapinando ovunque.
La Pannonia era un’antica regione corrispondente a parte dell’attuale Ungheria.
Con le loro barbarie i saraceni generarono poi un gran terrore, di cui si conservo il ricordo nelle
leggende e nei racconti ripetuti nelle stalle durante le veglie invernali. I loro attacchi erano
imprevedibili e spesso tali da costringere anche fortificazioni ben munite a capitolare. “Populi
undique opprimuntur”: si verificarono stragi, saccheggi, incendi, rapimenti di donne e fanciulli. Le loro schiere, che giungevano da Frassineto - vicino a Saint-Tropez, la “Fraxinetum saracenorum” -
erano dette le “orde dell’Anticristo”, i “popoli di Gog e Magog”. Il vescovo d’Asti Eilulfo (nome
che, per corruzione popolare, venne trasformato in Bernolfo) fu ucciso dai saraceni, i quali gli
aprirono un fianco, ne estrassero le viscere e le attorcigliarono al tornio di un pozzo. 11
Secoli XI e XII
Con Carlo Magno ebbe inizio l’era del feudalesimo, durante la quale i borghi erano soggetti a un
Signore. Santa Vittoria, come tanti altri piccoli centri, non era pero sottomessa a un solo padrone. Oltre al
vescovo d’Asti, infatti, intorno al 1000 avevano possedimenti nel paese anche l’abate di Breme e
parecchi proprietari laici tra cui, al primo posto, i Piloso, famiglia d’origine germanica.
Non scoppiavano dunque semplici lotte fra castello e castello, ma anche fra i vari feudatari,
piccoli o grandi, di un medesimo borgo.
Gli stessi Signori laici potevano possedere dei propri castelli.Molti sono i manieri che andarono distrutti. Non possiamo nemmeno immaginare la costellazione delle rocche che punteggiavano allora la geografia dei nostri luoghi. Per fare un
esempio Euclide Milano ne enumera alcune: 12 Fontane, “sulla sinistra della Stura, nei pressi del
villaggio oggi chiamato Bergoglio; Manzano era sulla destra del Tanaro, di fronte alla odierna Cherasco; Anforiano e Nizolasco sorgevano tra Santa Vittoria e Monticello; San Giorgio e ricordata
tuttora da una chiesetta di tal nome su un poggio tra Santa Vittoria e Bra, presso la borgata detta dei Macellai; Tavoleto e tuttora un santuario sito tra Pocapaglia e Sommaria Perno; per Aucabech vedi
il mio studio […]”.
E appena il caso di ricordare che Anforiano e il nome del luogo da cui si traeva la terra per la
produzione di anfore. I monaci di Pedona - l’odierno Borgo San Dalmazzo - lo possedettero fino
all’invasione saracena.
La stessa Santa Vittoria contava due castelli, eretti a poca distanza l’uno dall’altro sulla vetta del
colle e muniti, entrambi, di una grossa torre, una delle quali si ammira ancora, possente, ai giorni
nostri.
Nel primo secolo del secondo millennio incontriamo la figura dell’abate di Breme, il quale e
investito del possesso di gran parte dell’agro di Pollenzo, Santa Vittoria compresa.
Nel 1041 l’imperatore del Sacro Romano Impero Enrico III aveva ceduto Santa Vittoria al
vescovo di Asti il quale l’aveva passata, nel 1048, in amministrazione all’abbazia di Breme.
Il territorio di Santa Vittoria era dunque sotto l’abbazia di Breme e il vescovo d’Asti. 13
I monaci di Breme erano benedettini che provenivano dall’abbazia di Novalesa, fondata nel 726
in val di Susa, sulla via Francigena. Nelle loro scorrerie, i saraceni li avevano scacciati all’inizio del
X sec. ed essi si erano rifugiati a Torino, quindi, appunto, a Breme, localita alla confluenza tra il Po
e il Sesia. La loro abbazia era soggetta unicamente al papa e all’imperatore. Diversi pontefici
confermarono ai monaci la loro alta protezione e molti imperatori ribadirono la sovranita dell’abbazia. La quale declino tuttavia nel 1300 con Galeazzo Visconti, che la conquisto. Il re di
Sardegna Vittorio Emanuele I la soppresse nel 1784 e ne incamero i beni. Napoleone I fece, infine,
abbattere la chiesa abbaziale.
Al primo secolo del millennio si fa anche risalire la costruzione del castello di Santa Vittoria,
eretto su rovine piu antiche.
La reazione delle classi cittadine al potere feudale, manifestatasi dapprima a Milano, si propago
nelle nostre terre, e Alba e Asti furono i nostri Comuni che si emanciparono gradualmente dal
vescovo-conte, elessero per il governo della citta i propri magistrati e assursero a grande potenza.
In quel periodo si accentuarono i contrasti fra le due citta per il possesso del nostro borgo, molto
importante per la posizione strategica.
Durante quelle contese si distinsero, quali protagonisti locali - parteggiando di volta in volta per
l’uno o per l’altro contendente -, i Signori del feudo, in particolare i Piloso. I vari Signori di Santa
Vittoria si schieravano a favore dell’una o dell’altra citta, facendo dono ad Asti o ad Alba delle
proprie terre.
A causa della loro vicinanza e dei rispettivi interessi sempre piu in contrasto, alla fine del XII
secolo le due citta divennero fiere rivali e tali rimasero per tutto il secolo successivo. Come gia
accennato, una delle ragioni della rivalita fu proprio la posizione strategica di Santa Vittoria, borgo
che divenne un loro campo di battaglia, e non solo per metafora.
A cavallo tra il XII e il XIII secolo alcuni Signori di Santa Vittoria - Raineiro, Guglielmo di
Tavoleto, Corrado ed Enrico di Rivalta e altri - ricevettero l’investitura delle loro terre dal podesta
d’Alba. Malgrado cio i Piloso e altri presero posizione a favore d’Asti e sottomisero il borgo a quel
comune.
Evento saliente di quei tempi e la conferma di Santa Vittoria alla diocesi di Asti, conferita dal
papa Anastasio IV nel 1154.
Le rivalita fra i due maggiori Comuni terminarono senza un nulla di fatto con la pace del 22
maggio 1201.
XIII secolo
Il XIII secolo e caratterizzato dunque dalla lotta fra Alba e Asti.
Quando, nel 1207, la prima inizio a costruire sul colle del nostro borgo una torre, esplose una
lotta, detta “la guerra di Santa Vittoria”, da cui usci vincitrice Alba stessa.
Nel 1222 e, in seguito, nel 1225, si riaccese il conflitto con alterne vicende fino alla pace del
1231, da cui si evince tuttavia che le forze delle due citta rivali si riequilibrarono.
Alla meta del secolo si registra una pausa nelle ostilita ma, per accrescere la propria potenza, nel
1259 Alba si uni a Carlo d’Angio, signore di Provenza (Carlo aveva ottenuto dal re di Francia la
contea di Ventimiglia) e anche Santa Vittoria divenne angioina.
L’Angio era una provincia della Francia che possiamo localizzare nella regione della Loira, a
sud-ovest di Parigi. Da quella provincia prese il nome l’antichissima casa.
Asti assali Alba e gli angioini e, sotto le mura della rivale, corse il palio del 1275.
Nel 1277 Santa Vittoria torno a fare parte del dominio di Asti.
Nel 1283 Alba si rivolse per aiuto al marchese Guglielmo VII di Monferrato.
Il Monferrato fu marchesato nei secoli X e XI che, dal 1306 al 1533, passo ai Paleologhi, i quali
erano una dinastia imperiale bizantina di Costantinopoli. Un ramo della famiglia, nato col
matrimonio di Iolanda del Monferrato con Andronico II Paleologo, resse appunto il feudo dal 1306
al 1533. Il marchesato sara poi sottomesso dai Gonzaga nel 1559 e passera infine, in modo
definitivo, ai Savoia nel 1708.
Secondo gli accordi, Guglielmo VII ricostrui la Pollenzo fedele agli albesi. Alla morte del
marchese del Monferrato, pero, Asti si accordo con il suo erede, il figlio Giovanni, e distrusse
Pollenzo; a tale impresa partecipo attivamente anche Santa Vittoria.
XIV secolo
All’inizio del XIV secolo Santa Vittoria si costitui in Comune: “il Podesta e nominato dal
feudatario ed ha il compito di conciliare gli interessi del Signore e della popolazione” scrivono, in
materia, Franco Canavero e Gabriella Servetto. 14
A proposito del podesta si deve precisare che si trattava, a quei tempi, di un’autorita che venne a
sostituire, nel governo della citta, l’organo collegiale della magistratura dei consoli. In alcuni casi
tuttavia, anziche nascere in sostituzione dei consoli, il podesta traeva il potere dall’investitura
imperiale divenendo pero, col trascorrere del tempo, un’espressione autonomistica del Comune
stesso. Nell’esercitare l’incarico il podesta era dotato d’ampi poteri, ma durava in carica per un
breve periodo, dai sei mesi a un anno.
Nel XIV secolo tornarono gli angioini, si ingrandirono i possedimenti dei Savoia, dei marchersi
di Saluzzo e di Monferrato e avanzo la Lombardia dei Visconti. Continuarono anche le lotte fratricide.
Alba era sottomessa a Carlo d’Angio. Si segnala, incidentalmente, che in pochi decenni la citta
angioina passera ai Visconti e andra al Monferrato, per finire ai Savoia. 15
Il dominio di Asti era molto vasto e comprendeva Pocapaglia e Santa Vittoria. Monticello
restava invece ad Alba.
I Signori di Pocapaglia, i Falletti, conducevano una mutevole politica con i loro vicini feudatari.
Essi decaddero nel secolo XV e si estinsero nel 1784.
Nel 1313 anche Asti si sottomise agli angioini, sotto cui rimase fino al 1339, quando passo a
Luchino Visconti. Franco Canavero e Gabriella Servetto affermano: “Tra le potenze che hanno
collaborato alla cacciata dei Provenzali, quella che raccoglie i frutti piu cospicui e la signoria dei
Visconti di Milano” 16 Santa Vittoria passo ai Visconti nel febbraio del 1347. Nello stesso anno la medesima sorte tocco
ad Alba, la quale venne poi aggregata al Monferrato, dove rimase fino al 1631. Santa Vittoria, che
era stata pretesto di conflitto tra Alba e Asti, lo diverra tra i Visconti e i marchesi di Monferrato.
Il 18 maggio 1375 Santa Vittoria si sottomise ufficialmente a Galeazzo Visconti, e l’insegna del
Biscione sali sul pennone della torre del paese, sentinella avanzata della piu vasta signoria del
tempo. Il borgo rimase tuttavia sotto la nominale signoria del vescovo d’Asti. 17 L’8 maggio del 1381 Galeazzo Maria Visconti investi Santa Vittoria e Pollenzo al milanese
Antonio Porro, fedele capitano suo e del figlio Gian Galeazzo. Il Porro ottenne anche dall’abbazia
di Breme i possessi di Pollenzo, Bra, Pocapaglia, oltre quelli di Santa Vittoria. L’abbazia di Breme
si era infatti allineata anch’essa alla politica dei Visconti. 18
Nel 1388 il principe Ludovico di Acaia si alleo con il governatore d’Asti e assedio, ma
inutilmente, il Porro a Santa Vittoria. Costui non solo ricaccio le truppe dell’invasore - erano allora
in auge le milizie mercenarie, formate da avventurieri - ma penetro nel suo territorio mettendolo a
sacco. Accompagnate “da un crescendo di scambievoli rappresaglie tra Santa Vittoria e Pocapaglia” 19, le azioni continuarono fino al 1403.
Unico tra i signori italiani, nel 1395 Gian Galeazzo acquisto dall’imperatore Venceslao il titolo
di duca.
XV secolo
Dopo la morte del marito Gian Galeazzo, nel 1404 Caterina Visconti fece arrestare il Consiglio
di Reggenza del ducato e, quale conseguenza, il 6 gennaio dello stesso anno cadde la testa di
Antonio Porro, che fu esposta al Broletto.
Se fosse necessario precisarlo, il Broletto era l’edificio rappresentativo del Comune di Milano.
Al Porro successe, alla contea di Pollenzo e Santa Vittoria, il figlio Costanzo Federico.
Nel 1431 due potenti signori - il duca di Savoia e Filippo Maria Visconti - siglarono un’alleanza
anti-monferrina. Costanzo Federico Porro, che si era alleato con Giovanni Paleologo marchese di
Monferrato - il quale era in guerra con i Visconti di Milano - venne dichiarato reo di fellonia e
condannato a morte. Riusci tuttavia a fuggire.
Nel 1433 Filippo Maria Visconti concesse la contea di Pollenzo e di Santa Vittoria ad Antonio
dei marchesi di Romagnano.
Nel 1447 si spense la casa dei Visconti e Antonio di Romagnano, conte di Pollenzo e di Santa
Vittoria, si fece vassallo del duca Lodovico di Savoia.
Antonio di Romagnano mori nel 1500 e lascio in eredita Pollenzo e meta di Santa Vittoria al
figlio Giovanni Antonio. L’altra meta del nostro borgo egli la trasmise, per testamento, ai fratelli
Giacomo e Aimone.
Da notare, per inciso, che il 7 marzo 1448 fu redatto l’atto d’acquisto di una casa ad uso della
Comunita di Santa Vittoria. L’attuale sede Municipale sara opportunamente adattata e piu volte
ricostruita.
ETA MODERNA
Tra le potenze straniere, spinte da mire espansionistiche e favorite dalle rivalita fra i principi
italiani, a cavaliere tra il XV e il XVI secolo si scatenarono le lotte per il dominio dei nostri territori,
con conseguenti sofferenze delle popolazioni dovute ai saccheggi e a ogni sorta di violenze e di
soprusi. Il Piemonte fu, per molto tempo, campo di battaglia della lotta tra l’imperatore Carlo V e il
re di Francia Francesco I.
Quanto al nostro borgo, dall’archivio comunale di Santa Vittoria si trae la seguente annotazione
del 3 giugno 1706: “Sopralluogo del Duca De La Feviddade, Generale in Piemonte dell’Armata di
Francia, mentre Torino era assediata, per visita al Castello. Il Duca lascia nel nostro Castello un
presidio di cento Granatieri al comando del Capitano De Montet. La Comunita deve dotarli di
paglia, pane, carne, riso, sale, olio, lumi, candele, polli, salami, formaggio, frutta, lingiaria ed altre
suppellettili”.20 Si tratta del duca de La Feuillade, generale dell’armata francese che il 22 giugno1706 occupo il
Braidese e lo tenne, con alterne vicende, nei successivi luglio e agosto. 21
Nel 1753 Santa Vittoria fu inglobata nei domini dei Savoia e inizio a far parte della grande entita
politica e territoriale di cui, da allora, sparti le sorti.
Come occorse a quei tempi a tutte le piccole entita territoriali, Santa Vittoria non agira dunque
piu, come nel passato, da “protagonista” dei propri destini.
Ci si limitera pertanto a fare cenno ad alcuni fra gli episodi piu notevoli accaduti nel borgo.
Qui e opportuna una digressione sui Savoia e sul territorio piemontese.
Quanto al nome “Piemonte” lo storico Cognasso, citato da Luciano Currino nella prefazione alla
“Storia del Piemonte a fumetti” 22, precisa che quando Federico Barbarossa arrivo, nel 1154, nella regione del nord-ovest della penisola, questa era ufficialmente detta “Lombardia occidentale”; in
pratica pero, afferma Cognasso, “quello che non e marchesato di Saluzzo, marchesato di
Monferrato, gia si diceva regione ai piedi dei Monti”.
Amedeo VIII, primo duca dei Savoia, nel 1418 aveva raccolto quasi tutta la regione sotto il
proprio dominio e, a meta del Cinquecento, parte del territorio era unificato e indipendente: assai
prima, dunque, che il nome “Piemonte” comprendesse tutta la regione fino al Ticino.
A proposito del fiume Ticino, dopo quattro secoli di appartenenza al ducato di Milano, Novara
diverra piemontese nel 1734.
Emanuele Filiberto, che resse il ducato di Savoia dal 1553 al 1580, ricostrui lo Stato stremato
dalle guerre e organizzo un esercito stanziale con reclutamento regionale. Ezio Cecchini 23 ricorda come il duca avesse creato la milizia nazionale che sarebbe stata in
seguito imitata anche da altri stati italiani. Tutti i comuni del ducato dovevano scrivere le liste dei
concittadini d’eta fra i 18 e i 50 anni, dalle quali trarre i soldati di fanteria, armati e pagati dal duca
stesso. La ferma d’ordinanza formata da volontari e, per la parte mancante, dagli iscritti di leva nel
numero necessario al contingente annuo, durava otto anni di servizio continuo sotto le armi. La
cavalleria era formata dall’aristocrazia.
L’esercito piemontese fu tra i meglio organizzati dell’epoca, e il Piemonte 24 si segnalo come lo
Stato d’Europa piu di ogni altro vicino alla Prussia per il modo di reclutare, per l’aristocrazia
valorosa e, non ultimo, per il perfezionamento delle artiglierie.
Carlo Emanuele I riusci a ottenere i territori di Saluzzo (1601) e del Monferrato.
Con la pace di Vienna del 1738, Carlo Emanuele III ottenne anche le Langhe.
Quanto alle vicende locali, nel 1542 si registro a Santa Vittoria un forte terremoto e, l’anno
successivo, un’invasione delle cavallette che seminarono la distruzione nei campi.
Al 1554 risalgono gli “Statuti” di Santa Vittoria. “La premessa solenne dichiara: ‘Interroga enim
generatione pristinam et diligenter investiga patrum memoriam’. Constano di un volume rilegato in
pelle, […] su carta filigranata, di pagine 140, delle quali 110 scritte a mano e 30 in bianco per i
giuramenti dei Podesta. Le prime quattro pagine contengono parte dell’indice. Seguono gli ‘Statuti’
[…] su 45 fogli. Il foglio 46° reca la data del 6 Novembre 1549 e la sottoscrizione del Notaio
Giovanni Antonio Rippa (albese). I fogli 48 e 49 sono completati dagli indici della particolareggiata
importantissima materia.” 25
Nel 1628-1630 la popolazione di Santa Vittoria fu decimata dalla peste bubbonica. Un’annotazione tratta dall’archivio comunale di Santa Vittoria legge: “Con testimoniali 13
Luglio 1630 il Conte Don Amedeo di Romagnano di Pollenzo, Consignore di Santa Vittoria,
Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro, unitamente al Podesta Annibale Succio, al Prevosto Don
Berardi, ed ai Sindaci Andrea Giacobini e Damiano Socino, coi Consiglieri tutti, a nome della
Comunita delibera di fare voto solenne di osservare in perpetuo la processione per la festa della B.
M. V. del Carmine ed il voto della perpetua osservanza della festa di San Rocco, che si celebra il 16
Agosto, affinche la Comunita resti libera da ogni sorta di male contagioso.” 26
Nelle “Memorie” del segretario, dopo la delibera e anche riportata, in ordine cronologico, la
seguente tenera vicenda, tratta sempre dall’archivio comunale: “Nel 1680 il Maestro di scuola,
Sacerdote Diato, per lire 90 annue, doveva cantare il Passio, celebrare una Messa al mese ed
educare cristianamente i rampolli.
Nel 1730 il feudo di Santa Vittoria torno al vescovo di Asti, che lo assegno a Carlo Luigi
Caisotti, conte di Santa Vittoria.
Quando si fu estinta la famiglia dei Caisotti, il nostro feudo passo ai Savoia, e Carlo Alberto
acquisto il castello di Santa Vittoria. Egli fece nascere, nel 1849, uno stabilimento per la produzione
di vini riservati alla Casa Reale. Nel 1867 Enrico Cinzano utilizzo la struttura voluta dal re di
Sardegna per produrre vermut e spumanti.
Nel 1856 si registro in paese una grave epidemia di colera.
Per tutti gli eventi accaduti a Santa Vittoria in ogni eta, ma specie in quella moderna, si rinvia
all’opera di Paolo Stacchini, 27 dove essi sono minutamente ed esaurientemente descritti.
1 Enciclopedia dei Comuni d’Italia, “Il Piemonte paese per paese”, VII volume, Ed. Bonechi, Firenze, 1995.
2 Baldassarre Molino in “Roero - Repertorio degli edifici religiosi e civili d’interesse storico esistenti e scomparsi,
degli insediamenti, dei siti, delle testimonianze archeologiche - Profili storici e descrizioni - Indice toponomastico”,
Cassa rurale e artigiana di Vezza d’Alba, L’Artistica Savigliano, 1984.
3 Pubblicazione “Roero e dintorni” della Cassa di Risparmio di Bra, 2^ edizione, marzo 1993.
4 Edoardo Mosca, “Archeologia e storia”, dal volume “Arte in Bra” della Cassa di Risparmio di Bra, a cura di Ettore
Molinaro, L’Artistica, Savigliano, 1988.
5 Edoardo Mosca, “Ascia del neolitico rinvenuta presso Santa Vittoria d’Alba”, in “Bollettino Studi Storici
Archeologici Artistici della Provincia di Cuneo”, anno 1958 n.28 6 Nelle “Pagine di gloria italica, Cenni storici su Santa Vittoria d’Alba”, Tipografia Vincenzo Bona, Torino, Euclide
Milano li definisce “Liguri ‘duri atque agrestes’”.
7 Andrea Ogliaro, “Quadrante”, Rivista delle Forze Armate Italiane, anno XXII, n. 3/4, 1-28 feb. 1987.
8 Andrea Ogliaro, Opera citata.
9 Baldassarre Molino, Opera citata.
10 Giovanni Battista Magliano e Roberto Rosati, “Il tesoro dei Goti” (romanzo), www.lulu.com/content/1449357, 2007.
11 C. Bocca-M. Centini, “Saraceni nelle Alpi”, Quaderni di cultura alpina, Priuli & Verruca editori, 2006, Aosta.
12 Euclide Milano, Opera citata.
13 Baldassarre Molino, Opera citata.
14 Franco Canavero e Gabriella Servetto, “Cartolina di Santa Vittoria d’Alba, Un po’ di storia”, CRB Notizie, Anno I,
n. 2, dicembre 1985.
15 Luciano Currino, Prefazione alla “Storia del Piemonte a fumetti”, supplemento a “La Stampa”, Officine grafiche
Mondadori, Verona, (anno non indicato).
16 Franco Canavero e Gabriella Servetto, Opera citata.
17 Accenni alla Santa Vittoria del secolo XV sono rintracciabili in Roberto Rosati, “Cronache di Santa Vittoria”
(romanzo), www.lulu.com/content/1646070, 2007.
18 Baldassarre Molino, Opera citata.
19 Baldassarre Molino, Opera citata.
20 Mario Rosati, Segretario comunale, “Memorie di Santa Vittoria d’Alba e frazione Cinzano fino al secolo XIX”,
dattiloscritto del 1947.
21 Edoardo Mosca, “La provincia di Alba e la comunita di Bra durante la guerra di successione spagnola”, in “Boll. St.
Subalp.”, I, 1957, p. 88 segg.
22 “Storia del Piemonte a fumetti”, supplemento a “La Stampa”, Officine grafiche Mondadori, Verona (anno non
indicato).
23 Ezio Cecchini, “Le istituzioni militari, sintesi storica”, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio storico, Stilografica
s.r.l., Roma, 1986.
24 Niccola Marselli, “La guerra e la sua storia”, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio storico, Stabilimento grafico
militare, Gaeta, 1986.
25 Mario Rosati, Segretario comunale, Opera citata.
26 Mario Rosati, Segretario comunale, Opera citata.
27 Paolo Stacchini, “Santa Vittoria d’Alba, Cosa raccontare al duemila, Due secoli sotto la torre: interviste, storia,
storie, umanita”, Ed. Stilgraf, Vicoforte, CN, 1999. |